Scuola, servizi sociali e associazioni del territorio “in rete” per prevenire e garantire una risposta più efficace alle situazioni di disagio giovanile. L’amministrazione di Alberto Stefano Giovannetti al lavoro per attivare un percorso reale di integrazione e comunicazione più fluida tra tutti i soggetti in campo nella tutela dei ragazzi partendo dai banchi di scuola e dal rapporto con insegnanti ed operatori. Tra gli obbiettivi anche quello di promuovere all’interno di scuola e della famiglia una cultura diversa del servizio sociale non più da considerate uno strumento lontano ma vicino e al fianco delle famiglie. Il via libera al progetto “Pietrasanta in rete” è arrivato dalla giunta comunale nell’ultima seduta.
“Il progetto nasce dall’esperienza degli operatori sociali e degli insegnanti e da un bisogno di migliorare nel concreto il funzionamento di alcuni meccanismi. Con questo nuovo modello che ha come referente Valentina Sala, che ringrazio già da subito – spiega Elisa Bartoli, vice sindaco e assessore al sociale – cerchiamo di far emergere e trattare con strumenti e puntualità adeguati e personalizzati le situazioni di disagio dei bambini e dei ragazzi. Il primo aspetto da migliorare è quello della comunicazione, che spesso manca anche tra soggetti vicini fisicamente, il secondo è quello della condivisione delle prassi operative. La scuola con gli insegnanti e gli operatori, i servizi sociali con la sua rete e le associazioni che operano nel territorio possono gestire e risolvere, se in stretto collegamento, casi di studenti e ragazzi per esempio con difficoltà di apprendimento, disagio sociale o disabilità particolari indirizzandoli ad iniziative, progetti e laboratori da cui possano trarre un vantaggio ed un beneficio. Come amministrazione – spiega ancora – abbiamo trovato una grande voglia da parte delle associazioni di partecipare a questo percorso a dimostrazione del loro protagonismo territoriale. E’ forte la nostra volontà di rendere più forte e presente il welfare municipale anche in quegli ambiti dove interviene solo se chiamato in causa. Il percorso è avviato”.
Il gruppo di lavoro che ha elaborato il progetto è partito dall'assunto che la scuola è un canale privilegiato per rilevare il disagio dei bambini e dei ragazzi e che dinanzi a situazioni più o meno "grigie" che creano indecisioni e timori come la trascuratezza nell’igiene e nell’abbigliamento (o, al contrario, eccesso di cure), difficoltà relazionali coi compagni, atteggiamenti inadeguati con gli adulti, insofferenza alle regole e ai contesti strutturati, la contestualizzazione rispetto a ciascuna situazione, può divenire un campanello d’allarme da attenzionare. Spesso gli insegnanti si accorgono che “qualcosa che non va” ma non sanno bene come muoversi anche alla luce dei pregiudizi di cui il servizio sociale è storicamente portatore. “Il gruppo di lavoro – spiega Valentina Sala, referente del progetto – ha ritenuto di adoperarsi per esplicitare a tutto il corpo docente interessato e agli educatori e al mondo non profit: “Troppo spesso – spiega la Sala - la sola conoscenza teorica non è tuttavia sufficiente. Per creare un rapporto di fiducia è importante prevedere uno stretto rapporto tra tutti i soggetti attori, mediante momenti specifici di incontro e scambio per confrontarsi sulle situazioni e trasmettersi informazioni. Non ci limitiamo – conclude la Sala – ad individuare i casi e gestirli ma a costruire progetti dove le competenze in campo sono indispensabili l’una all’altra per una presa in carico integrata delle persone”.